Specie in questo periodo di “cambio di stagione” (ormai, a dire il vero, è un continuo “cambio di stagione”..), visito frequentemente pazienti che si recano in ambulatorio lamentando disturbi di stomaco come bruciori e/o dolori magari accompagnati da reflussi acidi in esofago o fino alla gola, e spesso anche gonfiore addominale e difficoltà digestive.
La cosa che mi colpisce è che queste persone sovente giungono da me DOPO aver già effettuato Gastroscopie ed anche visite gastroenterologiche (con le prescrizioni di rito delle terapie comunemente indicate per questo genere di patologia), ..tuttavia continuano a stare male pur in terapia farmacologica “teoricamente” corretta, o quantomeno “da protocollo”. COME MAI??...
Il motivo è semplice, e risiede nello schema di approccio medico purtroppo sempre più diffuso negli ultimi tempi: non si studia più di tanto “il paziente” nella sua storia, consuetudini, tendenze patologiche, aspetto emozionale, effettivi sintomi, bensì ci si affretta a trovare una diagnosi da manuale cui poter fare seguire una terapia da linee guida (“accreditate” finché vogliamo, ma spesso tuttavia non aderenti a “quel singolo” paziente).
Magari è solo una questione del tempo -talvolta istituzionale- dedicato alla visita, però concedersi il lusso di ragionare maggiormente sui meccanismi “soggettivi” dei problemi può “ripagare” abbondantemente portando a più efficaci risposte cliniche -e magari meno stress per diagnostiche superflue e costose, nonché oggi ancora più difficili da ottenere grazie alla contingenza sanitaria-.
Questo è il mio modesto punto di vista, supportato dai risultati sui miei pazienti. Cercando di indagare meglio nella storia di coloro che lamentano disturbi cosiddetti “da reflusso” (diagnosi negli ultimi anni molto in voga e talvolta anche sovrastimata, non solo dai gastroenterologi ma anche dagli otorinolaringoiatri), non è raro riscontrare una serie di disturbi che fanno emergere una tendenza ad una funzione intestinale non corretta o insoddisfacente, per non parlare di manifeste storie di stipsi cronica anche severa, trascurata e malgestita con uso di lassativi senza preoccuparsi delle sue conseguenze. Bene, tra le conseguenze di un transito intestinale non perfetto, “fisiologicamente parlando”, si può riscontrare (specie in certi soggetti predisposti, ovviamente) proprio una serie di disturbi localizzati anche allo stomaco con patologia da reflusso gastroesofageo, che oltretutto possono paradossalmente peggiorare se ci si limita ad una terapia farmacologica “del caso” senza tenere in giusta considerazione anche la situazione intestinale di quel soggetto.
Ecco perché, poi, gli stessi pazienti che in precedenza non avevano riscontrato beneficio se non lieve o transitorio nelle convenzionali terapie antiacide o antireflusso (per non parlare delle cieche insistenze antibiotiche ripetute contro l’Helicobacter di turno), cominciano a riscontrare un valido risultato adottando un’ottica a 360 gradi che contempli efficacemente l’aspetto intestinale, nonché emotivo e di stile di vita.
L’approccio causale e fisiologico, cercando di risalire sempre il più possibile a monte del problema, è quello in grado di dare maggior soddisfazione, come la storia della Medicina ed ogni Collega può testimoniare